Domenica 2 marzo 2025

VIII Domenica / C

Sir 27,5-8  

1Cor 15,54-58  

Lc 6,39-45      

2 Mar 25 – VIII dom C  

Sir 27,5-8  

1Cor 15,54-58  

Lc 6,39-45  

Continuiamo a tenere sottocchio lo schema  

1 – Cristo è stato resuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti (15,20-34)  2 - Come risorgono i morti? Con quale corpo verranno? (15,35-49)  

3 – Vi annuncio un mistero: non tutti ci addormenteremo nel sonno della morte, tutti, però, saremo trasformati  (15, 50-58)  

Cristo primizia, primo dei risorti, il grande raccolto di Dio che si compirà quando il crocifisso risorto, avendo  sottomesso le potenze del mondo, sconfitta la morte restituirà il Regno, cioè l’umanità compiuta, al Padre e  l’Amore che genera vita sarà tutto in tutti.  

Il corpo è la persona, un identità singolare e concreta, debole, limitata, corruttibile, ma libera di camminare  verso la trasformazione, sempre creatura ma riempita dallo Spirito stesso di Dio e perciò corpo “spirituale”  ma sempre incarnato.  

Siamo dunque al terzo punto. Collochiamoci nell’immaginario di Paolo: Un istante lungo come un batter  d’occhio; un momento qualsiasi e imprevedibile nel corso della storia; il suono di una tromba, l’ultima della  storia; fratelli e sorelle già morti che risorgono incorruttibili. E chi è ancora vivo sulla terra in quel momento,  cosa succede. Paolo parla di un mistero: “non tutti ci addormenteremo nel sonno della morte, tutti però saremo  trasformati” come coloro che sono già morti. Il corpo viene rivestito (cioè riceve) l’incorruttibilità (cioè la  Vita che non può più morire. La morte non c’è più!  

Dobbiamo prendere un po’ di distanza dall’immaginario di Paolo che per noi è un po’ difficile da capire perché  non corrisponde molto al nostro modo di immaginare le cose. Anche se è interessante notare che nel modo in  cui Paolo presenta la resurrezione finale, non c’è nulla di catastrofico e non si parla neppure di giudizio. Ciò  che accade è la resurrezione di coloro che sono morti in cristo e la configurazione a sé di quanti sono ancora  vivi sulla terra in quel momento. Sono immagini di vittoria sulla morte. Non dobbiamo confondere  immaginario con pura fantasia. Immaginario è un insieme di immagini, un linguaggio attraverso il quale si  comunica e ci vengono comunicati dei significati. La sua caratteristica è di essere strettamente legato alla  cultura alle tradizioni, alle immagini di un determinato tempo e luogo. Serve a spiegare la realtà, ancora di più  quando su questa realtà non abbiamo presa perché è trascendente. Ciascuno di noi ha il suo immaginario e lo  condivide con altri. La difficoltà nasce qundo non riusciamo più a condividerlo, quando il nostro  “immaginario” diventa insignificante, per esempio con i giovani. L’immagine come il dito che punta una cosa  per mostrarla, non dobbiamo scambiare il dito con la cosa. Il dramma non è la perdita di significato  dell’immagine ma non riuscire a condividere valori, verità, esperienze perché non abbiamo altre immagini a  disposizione e c’è dunque bisogno di tradurre una realtà nascosta con immagini e parole nuove. Un lavoro  particolarmente complesso che ci lascia molto spesso spiazzati.  

Negli ultimi versetti del testo ascoltato oggi ci sono tre cose che fanno parte del messaggio di Paolo. La prima  l’abbiamo già detta, la morte non ci sarà più ma sarà inghiottita nella vittoria. La seconda è che questa vittoria  non è merito nostro ma un dono di Dio, che per mezzo di Gesù concede anche a noi la forza di vincere la  nostra morte (ogni nostra morte). Terzo, che perciò, nel nostro presente, dobbiamo essere convinti di questo,  non lasciarcelo rubare per non scoraggiarci nell’impegno per il vangelo cioè l’opera del Signore, dice Paolo, 

“sapendo che la vostra fatica non è vana” è fondata cioè su una speranza solida che va oltre la nostra vita  presente e riguarda il compimento della Parola di Dio. Ciò che per la Bibbia è quanto di più sicuro esista, è la  parola che non tradisce né viene meno.  

Avere fede significa assumere questa fatica conoscendone “il guadagno” che non è frutto delle nostre  previsioni, strategie, scommesse, ma della Parola che ci immerge e conduce a una Vita simile a quella di Dio  stesso, oltre la morte. Vale perciò la pena, scrive Paolo qualche versetto prima, anche esporsi alla morte ogni  giorno perché ciò che si guadagna è infinitamente più di ciò che si perde.  

Buona domenica e buona settimana. 



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0939_2025 03 02 VIII dom TO C_250303_115407.pdf

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