È impossibile, almeno per me, pensare quest’anno alla festa del Corpus Domini, e al vangelo della moltiplicazione dei pani, senza che la mente corra alle folle affamate di Gaza. Affamate, nel senso che sono messe consapevolmente nella condizione di mancanza di cibo e non solo. Ma anche scarsità d’acqua e di medicinali, una situazione impossibile proprio nella terra di Gesù. Le folle disperate di Gaza mi appaiono il simbolo tragicamente attuale di tutta la moltitudine degli affamati che popolano questa nostro bistrattato pianeta, in larga parte il frutto dell’ingiustizia e non della fatalità. Per un tempo il mondo a pensato di poter vincere la fame. Sembra che questo tempo sia passato e questo per la cattiva volontà dell’uomo più che per gli effetti devastanti del clima. La fame nel mondo è principalmente segno di un ingiustizia che grida vendetta al cospetto di Dio, se qualcuno si ricorda ancora cosa significa questa espressione.
Il racconto di Luca ci dice che la gloria di Dio è nell’andare incontro a queste folle affamate che corrono verso Gesù, perché “sentono” a pelle che sta dalla loro parte. Non si erano sbagliati. Gesù, infatti, invece di cercare un luogo più riservato per stare coi suoi discepoli, li accolse, cominciò a parlare loro del Regno e a guarire chi aveva bisogno di cure. Ma il bello arriva dopo, quando i discepoli, preoccupati di loro stessi cercano astutamente di significare a Gesù che “se non vogliamo avere 5000 persone da rifocillare è bene mandarli rapidamente a procurarsi il cibo”. Un ragionamento molto prudente che potremmo anche condividere, ma Gesù non ragiona allo stesso modo, non perché sa cosa sta per fare. Quello che Gesù sapeva era solo che mettendo insieme quello che si ha e trattando tutti col rispetto dovuto alla loro dignità di persone create e amate da Dio, ce ne sarà abbastanza per tutti. In questo modo mostra in anticipo cosa significa il mistero del suo corpo e del suo sangue. E questo fa, mostrando che con cinque pani d’orzo e due pescetti si può sfamare e soccorrere tutti i poveri della terra.
Non è la logica del mondo, non è la logica di questo mondo nel quale l’80% delle risorse mondiali vanno a beneficio del 20% della popolazione del pianete. Bisogna dire che siamo ottimisti, perché se andiamo a vedere le cose più da vicino ci renderemmo conto che quel 20% è molto ottimista e lo vediamo tutti i giorni.
Celebrare il Corpo e il Sangue di Cristo significa certo esaltare il sacramento dell’altare, ma dovremmo piuttosto coprirci il capo di cenere al pensiero di tutto ciò che non facciamo per onorare in verità il mistero di questo corpo che, come ci ha insegnato il compianto papa Francesco è si nel sacramento dell’altare, ma anche in quel sacramento di carne e di sangue che è la carne sofferente dell’uomo. Oggi più che mai.
Buona domenica e buona settimana. P Daniele