Adorazione

Domenica 9 febbraio 2025

ADORAZIONE EUCARISTICA  

V Tempo Ordinario/C

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)

Comunità Pastorale 4 Evangelisti - Monza 

Venerdì 7 febbraio 2025  

ADORAZIONE EUCARISTICA V Tempo Ordinario/C  

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 5,1-11)  

Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli facev ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I  pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò d scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando  ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».  Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma  sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesc le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad  aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al  veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanat da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che  erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli  di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in po sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.  

Papa Francesco - Angelus 6 febbraio 2024  

Il Vangelo della Liturgia odierna ci porta sulle rive del lago di Galilea. La folla fa ressa attorno a  Gesù, mentre alcuni pescatori delusi, tra cui Simon Pietro, lavano le reti dopo una notte di pesca  andata male. Ed ecco che Gesù sale proprio sulla barca di Simone; poi lo invita a prendere il largo  e a gettare ancora le reti. Fermiamoci su queste due azioni di Gesù: dapprima sale sulla barca e  poi, la seconda, invita a prendere il largo. È stata una notte andata male, senza pesci, ma Pietro si  fida e prende il largo. Anzitutto, Gesù sale sulla barca di Simone. Per fare cosa? Per insegnare.  Chiede proprio quella barca, che non è piena di pesci ma è tornata a riva vuota, dopo una notte di  fatiche e delusioni. È una bella immagine anche per noi. Ogni giorno la barca della nostra vita  lascia le rive di casa per inoltrarsi nel mare delle attività quotidiane; ogni giorno cerchiamo di  “pescare al largo”, di coltivare sogni, di portare avanti progetti, di vivere l’amore nelle nostre  relazioni. Ma spesso, come Pietro, viviamo la “notte delle reti vuote” – la notte delle reti vuote –, la  delusione di impegnarci tanto e di non vedere i risultati sperati: «Abbiamo faticato tutta la notte e  non abbiamo preso nulla», dice Simone. Quante volte anche noi restiamo con un senso di  sconfitta, mentre nel cuore nascono delusione e amarezza. Due tarli pericolosissimi.  

Che cosa fa allora il Signore? Sceglie proprio di salire sulla nostra barca. Da lì vuole  annunciare il Vangelo. Proprio quella barca vuota, simbolo delle nostre incapacità, diventa la  “cattedra” di Gesù, il pulpito da cui proclama la Parola. E questo ama fare il Signore – il Signore è  il Signore delle sorprese, dei miracoli nelle sorprese –: salire sulla barca della nostra vita quando  non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della  nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua  misericordia. Ricordiamoci questo: Dio non vuole una nave da crociera, gli basta una povera barca  “sgangherata”, purché lo accogliamo. Questo sì, accoglierlo; non interessa su quale barca,  accoglierlo. Ma noi – mi domando – lo facciamo salire sulla barca della nostra vita? Gli mettiamo a  disposizione il poco che abbiamo? A volte ci sentiamo indegni di Lui perché siamo peccatori. Ma  questa è una scusa che al Signore non piace, perché lo allontana da noi! Lui è il Dio della  vicinanza, della compassione, della tenerezza, e non cerca perfezionismo: cerca  accoglienza. Anche a te dice: “Fammi salire sulla barca della tua vita” – “Ma, Signore, guarda…” –  “Così, fammi salire, così com’è”. Pensiamoci. Così il Signore ricostruisce la fiducia di Pietro. Salito  sulla sua barca, dopo aver predicato gli dice: «Prendi il largo». Non era un’ora adatta per pescare,  era pieno giorno, ma Pietro si fida di Gesù. Non si basa sulle strategie dei pescatori, che ben  conosceva, ma si basa sulla novità di Gesù. Quello stupore che lo muoveva a fare quello che  Gesù gli diceva. È così anche per noi: se ospitiamo il Signore sulla nostra barca, possiamo  prendere il largo. Con Gesù si naviga nel mare della vita senza paura, senza cedere alla delusione  quando non si pesca nulla e senza arrendersi al “non c’è più niente da fare”. Sempre, nella vita 

personale come in quella della Chiesa e della società, c’è qualcosa di bello e di coraggioso che si  può fare, sempre. Sempre possiamo ricominciare, sempre il Signore ci invita a rimetterci in gioco  perché Lui apre nuove possibilità. E allora accogliamo l’invito: scacciamo il pessimismo e la  sfiducia e prendiamo il largo con Gesù! Anche la nostra piccola barca vuota assisterà a una pesca  miracolosa. Preghiamo Maria, che come nessun altro ha accolto il Signore sulla barca della vita: ci  incoraggi e interceda per noi.  

Riflessione dal sito dell’ordine dei carmelitani  

vv. 1-3: Gesù ̀ sulla riva del mare di Genesareth e davanti a lui sta una grande folla, desideros di ascoltare la Parola di Dio. Egli sale su una barca e si scosta da terra; come un maestro e  come un prode, lui siede sulle acque e le domina e di lì offre la sua salvezza, che nasce dalla  Parola, ascoltata e accolta.  

vv. 4-6: Gesù invita alla pesca e Pietro si fida, crede alla Parola del maestro. Per fede prende il  largo e getta le sue reti; per questa stesa fede la pesca ̀ sovrabbondante è miracolo • v.7: L’incontro con Gesù non ̀ mai chiuso, ma spinge sempre alla comunicazione, all condivisione: il dono, infatti, ̀ troppo grande e incontenibile per uno solo. Pietro chiama  compagni dell’altra barca e il dono raddoppia, continuamente cresce.  

vv. 8-11: Davanti a Gesù Pietro si inginocchia, adora e riconosce il suo peccato, la sua  incapacità, ma Lui lo chiama, con quello stesso tuono che ha sconvolto le acque di tanti mari lungo tutta la Scrittura: “Non temere!”. Dio si rivela e si fa compagno dell’uomo. Pietro accetta la  missione di trarre fuori gli uomini, suoi fratelli, dal mare del mondo e del peccato, così come  stato tratto fuori lui; lascia la barca, le reti, i pesci e segue Gesù, insieme ai suoi compagni.  

“Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca”. Gesù scende, si siede, prende dimora  in mezzo a noi, si abbassa fino a toccare la nostra terra e da questa piccolezza ci offre il suo  insegnamento, la sua Parola di salvezza. Anche Matteo fissa la stessa azione di Gesù all’inizio del  suo ministero: “…salì sulla montagna e messosi a sedere ” (Mt 5, 1); lo stesso fa Marco: “…l 

restò seduto ” (Mc 4, 3) e anche Gv 6, 3. Gesù mi offre tempo, spazio, disponibilità piena  incontrarlo e conoscerlo, ma io so fermarmi, so rimanere, radicarmi in Lui, davanti a Lui? Questo  un atteggiamento sapienziale che il Signore trasmette ai suoi discepoli, perché anch’essi imparin a sedersi (cfr. Lc 10, 39; Gv 11, 20), come Lui.  

“Lo pregò di scostarsi un poco da terra”. Vediamo che la richiesta del Signor è progressi perché Lui, come buon pastore, ci conduce pian piano, ci fa crescere con bontà e pazienza; infat dopo questo primo distacco da terra, Lui chiede di prendere il largo. “Scostati da terra! Prendi il  largo!”: inviti rivolti alla barca di ogni esistenza, quella mia e quella di ogni uomo e donna che viene  in questo mondo. Ho fede, ho fiducia, ho confidenza in lui e perciò mi lascio andare, abbandono l prese? Mi guardo dentro con sincerità e serietà: dove sono piantati gli ormeggi della mia vi “Getterò le reti”. Pietro ci offre un esempio luminoso di fede nella Parola di Gesù e ci consegna i testimone prezioso della sua avventura di liberazione e di amore: il verbo “gettare ”. In questo  brano ritorna in due occasioni: la prima volta ̀ riferito alle reti e la seconda alla persona stessa d Pietro. Il significato ̀ forte e chiaro: davanti al Signore possiamo solo gettare le nostre ricchezze  risorse, la nostra intera vita. Noi gettiamo, ma Lui raccoglie. Sempre, con una fedeltà assoluta  infallibile. Posso pensare a qualcosa di concreto da gettare via, per donarlo a qualcun altro? A un  pensiero, un progetto, che tengo ancorato saldamente al mio cuore, alla mia volontà? Mi sent disposto a prendere la mia vita, oggi, così com’è, e gettarla ai piedi di Gesù, in Lui, perché Eg ancora una volta, mi raccolga, mi risani e mi salvi, facendo di me un uomo nuovo?  “Fecero cenno ai compagni dell’altra barca”. Il Signore ha riempito la mia vita con una  ricchezza enorme, con misura pigiata, scossa e ancora traboccante; non posso negarlo: il suo  amore ̀ davvero così, dà senza misura. Pietro si fa ancora una volta guida per il mio cammin mi indica la via dell’apertura agli altri, della condivisione, perché nella Chiesa no è possibile st isolati e chiusi. Tutti siamo mandati: “Va’ dai miei fratelli e dì loro ” (Gv 20, 17). So accostare la mia barca a quella di altri? So riversare nell’esistenza di altri fratelli e sorelle i doni e le ricchezze  non miei, che il Signore ha voluto affidare a me in deposito?  

“Lasciarono tutto e lo seguirono”. So che il verbo “seguire ” ̀ molt 

intenso, ̀ forte, sconvolgente. Lo lascio entrare in me e lo rumino, l 

sciolgo nel mio cuore, perché il mio intimo possa assorbire le sostanz 

di vita che esso contiene. Lo ripeto e dico: “Signore, ti seguirò”. Provo  

pensare ad alcuni sinonimi: “camminare dietro”, “fare come Lui”, “tenere  

lo sguardo fisso su di Lui”… Non sento, forse, subito la mia vita più  

piena, più luminosa e felice? Non sento che si spezzano le catene della  

mia solitudine? Sì, devo ammetterlo: seguire il Signore mi rende felice!  

• Cantiamo al Signore, grande è la sua gloria.

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