Comunità Pastorale 4 Evangelisti - Monza
Venerdì 12 dicembre 2025
ADORAZIONE EUCARISTICA III Avvento “Gaudete”/A Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,2-11)
In quei giorni, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a dirgli per mezzo dei suoi discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?". Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di me". Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano morbide vesti stanno nei palazzi dei re! E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta. Egli è colui, del quale sta scritto: "Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che preparerà la tua via davanti a te". In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui"
Papa Francesco - Angelus del 11 dicembre 2022
Il Vangelo di questa terza domenica di Avvento ci parla di Giovanni Battista che, mentre si trova in carcere, manda i suoi discepoli a chiedere a Gesù: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Infatti Giovanni, sentendo parlare delle opere di Gesù, è colto dal dubbio se sia davvero Lui il Messia oppure no. Infatti egli pensava a un Messia severo che, arrivando, avrebbe fatto giustizia con potenza castigando i peccatori. Ora, invece, Gesù ha parole e gesti di compassione verso tutti, al centro del suo agire c’è la misericordia che perdona, per cui «i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciato il Vangelo». Ci fa bene però soffermarci su questa crisi di Giovanni il Battista, perché può dire qualcosa di importante anche a noi.
Il testo sottolinea che Giovanni si trova in carcere, e questo, oltre che al luogo fisico, fa pensare alla situazione interiore che sta vivendo: in carcere c’è oscurità, manca la possibilità di vedere chiaro e di vedere oltre. In effetti, il Battista non riesce più a riconoscere Gesù come Messia atteso. È assalito dal dubbio e invia i discepoli a verificare: “Andate a vedere se è il Messia o no”. Ci meraviglia che ciò accada proprio a Giovanni, il quale aveva battezzato Gesù nel Giordano e lo aveva indicato ai suoi discepoli come l’Agnello di Dio (Gv 1,29). Ma ciò significa che anche il più grande credente attraversa il tunnel del dubbio. E questo non è un male, anzi, talvolta è essenziale per la crescita spirituale: ci aiuta a capire che Dio è sempre più grande di come lo immaginiamo; le opere che compie sono sorprendenti rispetto ai nostri calcoli; il suo agire è diverso, sempre, supera i nostri bisogni e le nostre attese; e perciò non dobbiamo mai smettere di cercarlo e di convertirci al suo vero volto. Un grande teologo diceva che Dio «occorre riscoprirlo a tappe… talvolta credendo di perderlo» (H. de Lubac, Sulle vie di Dio, Milano 2008, 25). Così fa il Battista: nel dubbio, lo cerca ancora, lo interroga, “discute” con Lui e finalmente lo riscopre. Giovanni, definito da Gesù il più grande tra i nati di donna, ci insegna insomma a non chiudere Dio nei nostri schemi. Questo è sempre il pericolo, la tentazione: farci un Dio a nostra misura, un Dio per usarlo. E Dio è altra cosa.
Fratelli e sorelle, anche noi a volte possiamo trovarci nella sua situazione, in un carcere interiore, incapaci di riconoscere la novità del Signore, che forse teniamo prigioniero della presunzione di sapere già tutto su di Lui. Cari fratelli e sorelle, mai si sa tutto su Dio, mai! Magari abbiamo nella testa un Dio potente che fa ciò che vuole, anziché il Dio dell’umile mitezza, il Dio della misericordia e dell’amore, che interviene sempre rispettando la nostra libertà e le nostre scelte. Magari viene anche a noi da dirgli: “Sei davvero Tu, così umile, il Dio
che viene a salvarci?”. E può capitarci qualcosa di simile anche con i fratelli: abbiamo le nostre idee, i nostri pregiudizi e affibbiamo agli altri – specialmente a chi sentiamo diverso da noi – delle rigide etichette. L’Avvento, allora, è un tempo di ribaltamento di prospettive, dove lasciarci stupire dalla grandezza della misericordia di Dio. Lo stupore: Dio sempre stupisce.
Dio sempre è Colui che suscita in te lo stupore. Un tempo – l’Avvento – in cui, preparando il presepe per il Bambino Gesù, impariamo di nuovo chi è il nostro Signore; un tempo in cui uscire da certi schemi, da certi pregiudizi verso Dio e i fratelli. L’Avvento è un tempo in cui, anziché pensare ai regali per noi, possiamo donare parole e gesti di consolazione a chi è ferito, come ha fatto Gesù con i ciechi, i sordi e gli zoppi. La Madonna ci prenda per mano, come mamma, ci prenda per mano in questi giorni di preparazione al Natale e ci aiuti a riconoscere nella piccolezza del Bambino la grandezza di Dio che viene.
Riflessione dal sito dell’ordine dei carmelitani
Tutta la liturgia di questa domenica è un caloroso e pressante invito alla gioia: l’attesa del Messia sta per concludersi! L’orazione iniziale recita così: “Guarda, o Padre, il tuo popolo che attende con fede il Natale del Signore, e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza il grande mistero della salvezza”. A pochi giorni da questa domenica, infatti, inizieranno i giorni della diretta preparazione al Natale di Gesù che è la prima realizzazione del regno di Dio atteso. Sussurriamo con calma le parole del vangelo, facendole passare pian piano dalla lingua alla mente, dalla mente al cuore.
• Siamo attorno a Gesù e ascoltiamo quello che gli chiedono i discepoli di Giovanni: è un interrogativo serio, di quelli che possono cambiare la storia.
• La risposta di Gesù ha un tono posato, ma ci ferisce il cuore come una freccia: è chiaro, il Messia atteso è Lui! Il cuore salta di gioiosa emozione! Poi, un po’ alla vota, emergono le domande.
• E il famoso Giovanni che battezzava al Giordano immergendoci nel grande fiume della purificazione e della conversione? Eppure lui, con tutta la sua parola travolgente, con la sua vita esemplare che ci ha messi in crisi… è “solo” un profeta.
• Gesù di Nazaret, invece, è ben di più. Dunque, possiamo sperare che presto il Regno di Dio si realizzerà in mezzo a noi: pace, giustizia, solidarietà, fine delle malattie, niente più dolore e morte… Eccolo: è qui, in mezzo a noi!
• Com’è possibile che sia vero tutto ciò? Basta guardarsi attorno: le guerre imperversano, più crudeli che mai! Le malattie sono cambiate, ma continuano a seminare dolore, paura, mutilazioni, morte. È vero che tanti cercano di aiutare il prossimo, ma ce ne sono altrettanti che cercano solo il proprio interesse economico o il potere. Gli storpi non camminano, i ciechi restano tali, la resurrezione dei morti è solo una speranza lontana e la morte non ci è stata ancora mai risparmiata! Dov’è il Regno di Dio con i suoi doni? Calmati… respira piano… rileggi la Parola: beato colui che non si scandalizza di me!
• Il Regno è venuto, ma non è ancora totalizzante! Non cessare di nutrire la speranza e di coltivare la gioia: Eccolo: il Messia è qui, in mezzo a noi!
• Lascia che le domande, i dubbi, i desideri e le speranze corrano liberamente attorno alla Parola di Gesù. Lascia che si confrontino e scontrino con essa. Un po’ alla volta emergerà una risposta, anche se parziale: non nelle argomentazioni, ma guardando bene in faccia “Colui che viene” e che ti sta parlando ora. Non stancarti di ripetere sottovoce la sua
Parola e di custodirla nel cuore, al di sopra e al di dentro di tutti i dubbi e i problemi della tua giornata..
• Quale emozioni mi trasmette la Parola di Dio?
Quale buona Notizia sento per la mia vita?
• Quando faccio fatica nel cammino di fede cosa
posso fare e cosa mi aiuta?
• Vieni, Signore, a salvarci.