Adorazione

Domenica 23 giugno 2024

ADORAZIONE EUCARISTICA

XII Tempo Ordinario/B

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41)


Comunità Pastorale 4 Evangelisti - Monza 

Venerdì 21 giugno 2024 

ADORAZIONE EUCARISTICA XII Tempo Ordinario/B Dal Vangelo secondo Marco (Mc 4,35-41

In quel medesimo giorno, verso sera, Gesù disse loro: «Passiamo all'altra riva». E lasciata  la folla, lo presero con sé, così com'era, nella barca. C'erano anche altre barche con lui.  Nel frattempo si sollevò una gran tempesta di vento e gettava le onde nella barca, tanto  che ormai era piena. Egli se ne stava a poppa, sul cuscino, e dormiva. Allora lo  svegliarono e gli dissero: «Maestro, non t'importa che moriamo?». Destatosi, sgridò il  vento e disse al mare: «Taci, calmati!». Il vento cessò e vi fu grande bonaccia. Poi disse  loro: «Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?». E furono presi da grande  timore e si dicevano l'un l'altro: «Chi è dunque costui, al quale anche il vento e il mare  obbediscono?». 

Papa Francesco - Angelus 20 giugno 2021 

Nella liturgia di oggi si narra l’episodio della tempesta sedata da Gesù. La barca su cui i discepoli  attraversano il lago è assalita dal vento e dalle onde ed essi temono di affondare. Gesù è con loro  sulla barca, eppure se ne sta a poppa sul cuscino e dorme. I discepoli, pieni di paura, gli urlano:  «Maestro, non t’importa che siamo perduti?». 

E tante volte anche noi, assaliti dalle prove della vita, abbiamo gridato al Signore: “Perché resti in  silenzio e non fai nulla per me?”. Soprattutto quando ci sembra di affondare, perché l’amore o il  progetto nel quale avevamo riposto grandi speranze svanisce; o quando siamo in balìa delle onde  insistenti dell’ansia; oppure quando ci sentiamo sommersi dai problemi o persi in mezzo al mare  della vita, senza rotta e senza porto. O ancora, nei momenti in cui viene meno la forza di andare  avanti, perché manca il lavoro oppure una diagnosi inaspettata ci fa temere per la salute nostra o  di una persona cara. Sono tanti i momenti nei quali ci sentiamo in una tempesta, ci sentiamo quasi  finiti. In queste situazioni e in tante altre, anche noi ci sentiamo soffocare dalla paura e, come i  discepoli, rischiamo di perdere di vista la cosa più importante. Sulla barca, infatti, anche se dorme,  Gesù c’è, e condivide con i suoi tutto quello che sta succedendo. Il suo sonno, se da una parte ci  stupisce, dall’altra ci mette alla prova. Il Signore è lì, presente; infatti, attende – per così dire – che  siamo noi a coinvolgerlo, a invocarlo, a metterlo al centro di quello che viviamo. Il suo sonno  provoca noi a svegliarci. Perché, per essere discepoli di Gesù, non basta credere che Dio c’è,  che esiste, ma bisogna mettersi in gioco con Lui, bisogna anche alzare la voce con Lui. Sentite  questo: bisogna gridare a Lui. La preghiera, tante volte, è un grido: “Signore, salvami!”. Stavo  vedendo, nel programma “A sua immagine”, oggi, Giorno del Rifugiato, tanti che vengono in  barconi e nel momento di annegare gridano: “Salvaci!”. Anche nella nostra vita succede lo stesso:  “Signore, salvaci!”, e la preghiera diventa un grido. 

Oggi possiamo chiederci: quali sono i venti che si abbattono sulla mia vita, quali sono le  onde che ostacolano la mia navigazione e mettono in pericolo la mia vita spirituale, la mia  vita di famiglia, la mia vita psichica pure? Diciamo tutto questo a Gesù, raccontiamogli tutto.  Egli lo desidera, vuole che ci aggrappiamo a Lui per trovare riparo contro le onde anomale della  vita. Il Vangelo racconta che i discepoli si avvicinano a Gesù, lo svegliano e gli parlano. Ecco  l’inizio della nostra fede: riconoscere che da soli non siamo in grado di stare a galla, che abbiamo  bisogno di Gesù come i marinai delle stelle per trovare la rotta. La fede comincia dal credere che  non bastiamo a noi stessi, dal sentirci bisognosi di Dio. Quando vinciamo la tentazione di  rinchiuderci in noi stessi, quando superiamo la falsa religiosità che non vuole scomodare Dio,  quando gridiamo a Lui, Egli può operare in noi meraviglie. È la forza mite e straordinaria della  preghiera, che opera miracoli. Gesù, pregato dai discepoli, calma il vento e le onde. E pone loro  una domanda, una domanda che riguarda anche noi: «Perché avete paura? Non avete ancora  fede?». I discepoli si erano fatti catturare dalla paura, perché erano rimasti a fissare le onde più  che a guardare a Gesù. E la paura ci porta a guardare le difficoltà, i problemi brutti e non a  guardare il Signore, che tante volte dorme. Anche per noi è così: quante volte restiamo a fissare i  problemi anziché andare dal Signore e gettare in Lui i nostri affanni! Quante volte lasciamo il  Signore in un angolo, in fondo alla barca della vita, per svegliarlo solo nel momento del bisogno!  Chiediamo oggi la grazia di una fede che non si stanca di cercare il Signore, di bussare alla 

porta del suo Cuore. La Vergine Maria, che nella sua vita non ha mai smesso di confidare in Dio,  ridesti in noi il bisogno vitale di affidarci a Lui ogni giorno. 

Riflessione dal sito dell’ordine dei carmelitani 

Marco 4,35-36: Il punto di partenza: “Passiamo all’altra riva”. Era stato un giorno pesante,  di molto lavoro. C’era talmente tanta gente che Gesù, per non essere schiacciato dalla  folla, dovette entrare in una barca per istruire con parabole (Mc 4,1). C’erano giorni in cui  non c’era tempo nemmeno per mangiare (Mc 3,20). Terminata di dire la parabola con cui  istruiva la gente, Gesù disse ai discepoli: “Passiamo all’altra riva!” E così come stava, essi  lo condussero con la barca. Gesù era talmente stanco che si stese e si addormentò. È 

questo il quadro iniziale che ci presenta Marco. Un bel quadro, assai umano. • Marco 4,37-38: La situazione disperata: “Non ti importa che moriamo?” Il lago di Galilea  è vicino ad alte montagne. A volte tra le fessure delle rocce, il vento soffia forte sul lago e  provoca tempeste improvvise. È ciò che accadde. Un vento forte soffiò sul mare  agitandolo. La barca si riempì di acqua! I discepoli erano pescatori sperimentati. Se  pensavano che stavano per andare, voleva dire che la situazione era veramente  pericolosa! Gesù non se ne rende conto e continua a dormire. Questo sonno profondo non  è solo un segno di una enorme stanchezza. È anche espressione della fiducia tranquilla  che ha in Dio. Il contrasto tra l’atteggiamento di Gesù ed i due discepoli è grande! • Marco 4,39-40: La reazione di Gesù: “Non avete ancora fede?” Gesù si sveglia non a  causa delle onde ma per il grido disperato dei discepoli: “Maestro! Signore, non ti importa  che stiamo affondando?” Gesù si alza. Prima si dirige verso il mare e dice: “Taci, calmati!”  Ed il mare si placa. Poi subito si dirige ai suoi discepoli e dice loro: “Perché temete, uomini  di poca fede?” L’impressione che si da è che non era necessario calmare il mare, poiché non si correva nessun pericolo. È come quando si arriva ad una casa ed il cagnolino,  accanto al padrone di casa, ladra verso l’ospite che arriva. Non c’è bisogno di aver paura,  perché il padrone è lì e controlla la situazione. L’episodio della tempesta calmata evoca  l’esodo, quando la folla, senza paura, attraversava le acque del mare (Ex 14,22). Evoca il  profeta Isaia che diceva alla folla: “Quando attraverserai queste acque io starò con te!” (Is  43,2). Gesù ripercorre l’esodo e lo realizza nella profezia annunciata dal Salmo che dice:  “Nell’angoscia gridarono al Signore ed egli li liberò dalle loro angustie. Ridusse la  tempesta alla calma, tacquero i flutti del mare. Si rallegrarono nel vedere la bonaccia ed  egli li condusse al porto sospirato!” (Sal 107(106),28-30). 

• Marco 4,41: Il non sapere dei discepoli: “Chi è quest’uomo?” Gesù calma il mare e dice  “Ancora non avete fede?” I discepoli non sanno cosa rispondere e si chiedono “Chi è costui a cui perfino il mare ed il vento obbediscono?” Gesù sembra essere loro un  estraneo! Malgrado il lungo tempo trascorso insieme, non sanno veramente chi è. Chi è quest’uomo? Con questa domanda in testa, le comunità continuavano la lettura. E fino ad oggi, questa stessa domanda ci spinge a  

continuare la lettura del vangelo. È il desiderio di  

conoscere sempre più Gesù nella nostra vita. 

• Qual era il mare agitato ai tempi di Gesù?  

• Qual era il mare agitato all’epoca in cui  

Marco scrive il suo Vangelo?  

• Qual è oggi il mare agitato per te? 

• Rendete grazie al Signore, il suo amore è  

per sempre.




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