Parrocchia di Regina Pacis

BREVISSIMA STORIA DELLA PARROCCHIA REGINA PACIS IN MONZA

1. “Quando umanamente non c’era più speranza”

Nell’aprile del 1945 quando ogni trattativa tra l’Arcivescovo Schuster e il Comando delle S.S. in Monza sembrava oramai senza via d’uscita per risparmiare la città dal “lago di sangue” minacciato dai nazisti, arrivò l’annuncio del bombardamento della città da parte delle forze alleate “per evitare il peggio”.

Così il ricordo di mons. Ferdinando Maggioni che condivise con l’Arciprete di Monza, mons. Giovanni Rigamonti, quei giorni:

«Quella sera suonarono le campane del Duomo per invitare i monzesi, ancora ignari del pericolo incombente, a stare all’erta. Mentre il Card. Schuster intraprendeva un ulteriore tentativo di dilazione presso i responsabili, mons.Rigamonti invocava la Madonna Regina della pace e traduceva in formale voto un progetto che già aveva in cuore: se la Madonna avesse risparmiato a Monza quel flagello, egli avrebbe convinto il popolo monzese ad erigere, in segno di riconoscenza, un tempio dedicato a Maria “Regina Pacis”. Quando umanamente non c’era più speranza, il bombardamento fu rinviato, il comandante tedesco accetto di arrendersi, e Monza, accogliendo l’appello del suo Arciprete, si impegnò alla costruzione del tempio votivo intitolato alla “Regina Pacis”».

(tratto dalla lettera del 20 aprile 1989 di mons. F.Maggioni a don Arnaldo Bertolotti, dal bimestrale parrocchiale VOI I TRALCI, anno XVII, maggio-giugno ‘89)


La prima pietra fu posta dal card. Schuster il 22 settembre 1945, durante il IV Congresso Eucaristico Diocesano che si tenne a Monza dal 19 al 23 settembre. Fu posta nel territorio della parrocchia di S.Gerardo su un’area che ospitava una fabbrica di prodotti chimici da poco liberata dall’occupazione di un reparto dell’esercito tedesco.

Il campo su cui fu posta la prima pietra si affaccia su via Pellico, ci sembra doveroso riportare la testimonianza diretta di Dina Di Giannantonio della fucilazione di 5 giovani partigiani da parte dei soldati tedeschi: “Avevo vissuto da vicino nel marzo del 1945 la fucilazione di quei 5 giovani in via Pellico tramite mons. Baraggia che li aveva assistiti, che – pur da ex combattente da campo di battaglia – ne era rimasto sconvolto, specie per uno - diceva – che non voleva morire.”


il terreno con la croce nel punto in cui è stata posta dal card. Schuster la prima pietra di Regina Pacis nel 1945

Congresso eucaristico a Monza

2. “La popolazione è priva di troppe cose:c’era proprio bisogno di una nuova parrocchia?”

È questa la domanda che molti cittadini si sono fatti nell’immediato dopoguerra.

“C’erano tanti sfollati che vivevano in condizioni di disagio e i viveri scarseggiavano ancora. Ebbe ragione chi si affidò alla Provvidenza mettendo mano ai primi lavori a coordinamento dei quali fu preposto un Comitato cittadino presieduto da mons. Arciprete. Era un’impresa trovare i mattoni, il cemento, il legname ed anche i semplici chiodi. Ci si guardò intorno un po’ smarriti. I vecchi capannoni non parvero neanche disprezzabili e potevano provvisoriamente essere utilizzati. …

Nell’agosto del 1946 un giovane sacerdote, don Rino Beneggi, giunse nel rione…si trovò come un missionario in terra di missione, senza casa e senza chiesa, con tanto programma e senza un soldo.

L’11 novembre 1946, assistito da due suore francescane del Bambin Gesù, in uno dei capannoni adattato alla meglio, riuscì ad aprire una Scuola Materna….

L’inaugurazione della chiesa [“la piccola Regina Pacis”] avvenne il 4 maggio del 1947.

Il 1 luglio 1947 in seguito ad un forte temporale crollò metà soffitto della chiesa.”

(dott. Giuseppe Crespi, Da dove veniamo, in Regina Pacis Monza. Dalla posa della prima pietra al quarantesimo di fondazione 1945-1953-1993).


In attesa di costruire il “tempio votivo” alla Madonna Regina della Pace si celebra in un capannone risistemato chiamato la “piccola Regina Pacis”. Fin da quel momento è presente il dono della parrocchiana Pina Sacconaghi, pittrice: il quadro della Madonna con bambino, con la colomba e il ramoscello d’ulivo. Il quadro è ora conservato nella chiesa di Regina Pacis.


il capannone adibito a luogo di preghiera:

la "piccola Regina Pacis"

i capannoni che sorgevano prima della costruzione di Regina Pacis

3. “Trasformare il lavoro, anche quello più faticoso e manuale, in culto spirituale”

Su proposta dell’Arciprete mons. Rigamonti, l’Arcivescovo Schuster decise di erigere a parrocchia la chiesa di Regina Pacis. Il decreto arcivescovile che stabilì la nascita della nuova parrocchia porta la data del 24 maggio 1953, Solennità di Pentecoste. Come primo parroco fu nominato don Rino Beneggi.

Chiamato a predicare in occasione dell’apertura al culto della nuova parrocchia, un compagno di messa di don Rino, don Giulio Oggioni (prete originario di Villasanta che il 28 settembre 1972 venne nominato da S.Paolo VI vescovo di Bergamo), ricorda:

“La prima sede della parrocchia fu ricavata da una vecchia fonderia traslocata altrove e un capannone di essa fu trasformato in chiesa, in attesa della costruzione del vero tempio. Chiamato a predicare un triduo per l’apertura del culto in questa chiesa provvisoria, mi colpì la trasformazione di una sede di lavoro, in una sede di culto; e vidi in questo un segno della pastorale futura. La pastorale cioè di trasformare il lavoro, anche quello più faticoso e manuale, in culto spirituale.”

(tratto dalla lettera del 18 aprile 1989 di mons. G.Oggioni a don Arnaldo Bertolotti, dal bimestrale parrocchiale VOI I TRALCI, anno XVII, maggio-giugno ‘89)

mons. Luigi Vimercati del collegio Villoresi con don Rino. Il bambino in primo piano è Giuseppe Biasiolo, una delle prime vocazioni sacerdotali di Regina Pacis.

l'interno della "piccola Regina Pacis"


4. “Non basta credere, bisogna amare!”

Il primo grande dovere della vita cristiana è quello di conoscere Cristo, conoscere Cristo, conoscere Cristo… Siate istruiti non siate ignoranti, non fondate la vostra religione sopra un’abitudine perché crollerebbe sopra una tradizione, perché non resisterebbe sopra l’ignoranza perché si rivolterebbe contro di voi. Fondatela sopra una soda istruzione religiosa, fate lo sforzo che è uno sforzo intelligente, di studiare un po’ il Vangelo, un po’ di catechismo e di pensarci su e di capirlo e di lasciarvi inebriare da questa scienza divina.

Se noi fossimo professori di teologia, avremmo già compiuto il nostro dovere? Se fossimo i primi della classe, se al catechismo pure, saremmo già bravissimi cristiani? Non vuole altro il Signore? NON BASTA CREDERE, BISOGNA AMARE! I due vincoli che tengono unito Cristo a noi sono la fede e la carità. Bisogna amare Cristo, se amerete Cristo la legge cristiana non vi peserà più sulle spalle; sarete fieri, sarete contenti, sarete agili a portare la sua croce; la croce del Signore diventa pesante per quelli che non l’Amano… questi vivranno la vita cristiana piena e perfetta e se tutta la Parrocchia così sarà: credente e amorosa di Cristo, voi sarete, figlioli miei, una Parrocchia viva e una Parrocchia che salva le anime in questo tempo e nell’eternità. E così sia.”

(tratto da La Fiamma, rivista mensile, anno XXIV, settembre 1961)

Parole del Cardinale Arcivescovo di Milano S. Giovanni Battista Montini durante la visita pastorale alla nuova chiesa Regina Pacis il 16 aprile 1961. Domenica del tempo di Pasqua, domenica in cui il Vangelo proclamato è quello del buon Pastore.

La domenica precedente, il 9 aprile 1961, l’Arciprete mons. Giovanni Rigamonti ha benedetto la nuova chiesa Regina Pacis [“la grande Regina Pacis”] i cui lavori di costruzione iniziarono nell’autunno del 1957 sotto la guida dell’ing. Alfonso Nociti. Del progetto iniziale il campanile non fu mai realizzato.

Per una breve presentazione dell’Arcivescovo Montini si veda il seguente video:

il card. Montini ascolta una ragazza della parrocchia

visita pastorale del cardinale Montini il 16 aprile 1961 con don Rino Beneggi, l'ing. Nociti e don Felice Viasco

5. "Pace oggi significa rispetto della natura,preservazione delle risorse,difesa dalla distruzione dell’ambiente."

“Il titolo “Regina Pacis” mi sta molto a cuore in questo momento perché, avendo vissuto per una settimana intera a Basilea un incontro ecumenico europeo dove al centro stava il tema della Pace e della giustizia [il rientro a Milano da Basilea del cardinale Martini fu il 21 maggio, 2 giorni prima di questo discorso], sono stato spinto a meditare a lungo sulla realtà di questo titolo “Regina Pacis” e che cosa significa questa invocazione a Maria Regina della Pace….

Se guardiamo agli sviluppi degli ultimi anni, quelli che sono stati anche sottolineati nel recente convegno ecumenico nell’assemblea di Basilea, noi vediamo che fanno parte della Pace oggi non soltanto il tema dell’assenza di guerra, dello sviluppo, della solidarietà, della giustizia internazionale, ma anche il tema del rispetto della natura, della preservazione delle risorse, della difesa dalla distruzione dell’ambiente.”

(dal bollettino parrocchiale VOI I TRALCI, settembre-ottobre 1989, anno XVII n.4)


È questo l’estratto dell’omelia dell’Arcivescovo Martini per la celebrazione della Dedicazione della chiesa di Regina Pacis il 23 maggio 1989.

Dal 15 al 21 maggio 1989 il card. Martini ha partecipato al primo incontro ecumenico tra le chiese cristiane dell’est (al di là della “cortina di ferro”) e quelle dell’ovest: 700 delegati tra cattolici, protestanti e ortodossi.


consacrazione dell'altare durante la celebrazione della Dedicazione della chiesa di Regina Pacis il 23 maggio 1989

6. Un santo si è fermato a Regina Pacis

Sabato 8 dicembre 2018 ad Orano (Algeria) sono stati beatificati 19 martiri d’Algeria. Tra questi: gli otto monaci cistercensi del Monastero di Tibhirine, rapiti il 27 marzo 1996 e ritrovati uccisi il 21 maggio e il Vescovo di Orano,Pierre Claverie ucciso il 1 agosto 1996. Il Vescovo Pierre, nel marzo del 1990, è venuto a Regina Pacis, per incontrare la famiglia Lizier, che, “trasferitasi” in Algeria per motivi di lavoro, per un po’ di tempo hanno avuto Pierre Claverie, come “proprio Vescovo”. Di lui Antonia Lizier ha scritto (dal bollettino parrocchiale l’Informatore del 2 dicembre 2018):


Per il vescovo Pierre è attraverso il dialogo che siamo chiamati ad esprimere la nostra fede nell’ amore per Dio, per la comunità e per tutti i nostri fratelli.

Insegnava e testimoniava che fratelli erano anche i musulmani ed era convinto che dialogare con tutti in verità, semplicità senza opportunismi, fosse l’unica possibilità di disarmare il fanatismo e il terrorismo che cominciavano a nascere in Algeria.

Era un uomo sorridente, pieno di affetto, sensibile all’amicizia, desideroso di creare luoghi di incontro e di scambio. Proprio queste sue qualità lo hanno spinto dopo una riunione a Roma e prima di ritornare in Algeria, a fermarsi a salutare una famiglia della sua parrocchia che aveva vissuto a Orano parecchi anni e da poco si era trasferita a Monza.

E’ stato il nostro pastore: aveva cresimato le figlie e comunicato i ragazzi. Negli incontri di quei giorni ribadiva la necessità, soprattutto per famiglie come la nostra che avevano vissuto nel mondo musulmano, di essere aperti e accoglienti nei confronti degli immigrati che avremo incontrato per testimoniare che non si deve aver paura dell’altro o paura per tutto quello che per noi è diverso e crediamo ci divida, bensì vederlo come una occasione che Dio ci manda per imparare ad amare. Bisogna trovare il modo di vivere insieme, perché siamo veramente tutti figli di Dio.