MESSAGGIO DEL PAPA URBI ET ORBI PASQUA 2022

Per non dimenticare

Cari fratelli e sorelle, buona Pasqua!

Gesù, il Crocifisso, è risorto! Viene in mezzo a coloro che lo piangono, rinchiusi in casa, pieni di paura

e di angoscia. Viene a loro e dice: «Pace a voi!» (Gv 20,19). Mostra le piaghe nelle mani e nei piedi,

la ferita nel costato: non è un fantasma, è proprio Lui, lo stesso Gesù che è morto sulla croce ed è

stato nel sepolcro. Davanti agli sguardi increduli dei discepoli Egli ripete: «Pace a voi!» (v.21).

Anche i nostri sguardi sono increduli, in questa Pasqua di guerra. Troppo sangue abbiamo visto,

troppa violenza. Anche i nostri cuori si sono riempiti di paura e di angoscia, mentre tanti nostri fratelli

e sorelle si sono dovuti chiudere dentro per difendersi dalle bombe. Facciamo fatica a credere che

Gesù sia veramente risorto, che abbia veramente vinto la morte. Che sia forse un’illusione? Un frutto

della nostra immaginazione?

No, non è un’illusione! Oggi più che mai risuona l’annuncio pasquale tanto caro all’Oriente

cristiano: «Cristo è risorto! È veramente risorto!» Oggi più che mai abbiamo bisogno di Lui, al termine

di una Quaresima che sembra non voler finire. Abbiamo alle spalle due anni di pandemia, che hanno

lasciato segni pesanti. Era il momento di uscire insieme dal tunnel, mano nella mano, mettendo

insieme le forze e le risorse... E invece stiamo dimostrando che in noi non c’è ancora lo spirito di

Gesù, c’è ancora lo spirito di Caino, che guarda Abele non come un fratello, ma come un rivale, e

pensa a come eliminarlo. Abbiamo bisogno del Crocifisso Risorto per credere nella vittoria

dell’amore, per sperare nella riconciliazione. Oggi più che mai abbiamo bisogno di Lui, che venga in

mezzo a noi e ci dica ancora: «Pace a voi!».

Solo Lui può farlo. Solo Lui ha il diritto oggi di annunciarci la pace. Solo Gesù, perché porta le

piaghe, le nostre piaghe. Quelle sue piaghe sono nostre due volte: nostre perché procurate a Lui da

noi, dai nostri peccati, dalla nostra durezza di cuore, dall’odio fratricida; e nostre perché Lui le porta

per noi, non le ha cancellate dal suo Corpo glorioso, ha voluto tenerle in sé per sempre. Sono un

sigillo incancellabile del suo amore per noi, un’intercessione perenne perché il Padre celeste le veda

e abbia misericordia di noi e del mondo intero. Le piaghe nel Corpo di Gesù risorto sono il segno della

lotta che Lui ha combattuto e vinto per noi, con le armi dell’amore, perché noi possiamo avere pace,

essere in pace, vivere in pace.

Guardando quelle piaghe gloriose, i nostri occhi increduli si aprono, i nostri cuori induriti si

schiudono e lasciano entrare l’annuncio pasquale: «Pace a voi!».

Fratelli e sorelle, lasciamo entrare la pace di Cristo nelle nostre vite, nelle nostre case, nei nostri

Paesi!

Sia pace per la martoriata Ucraina, così duramente provata dalla violenza e dalla distruzione della

guerra crudele e insensata in cui è stata trascinata. Su questa terribile notte di sofferenza e di morte

sorga presto una nuova alba di speranza! Si scelga la pace. Si smetta di mostrare i muscoli mentre la

gente soffre. Per favore, per favore: non abituiamoci alla guerra, impegniamoci tutti a chiedere a

gran voce la pace, dai balconi e per le strade! Pace! Chi ha la responsabilità delle Nazioni ascolti il

grido di pace della gente. Ascolti quella inquietante domanda posta dagli scienziati quasi settant’anni

fa: «Metteremo fine al genere umano, o l’umanità saprà rinunciare alla guerra?» (Manifesto Russell-

Einstein, 9 luglio 1955).

Porto nel cuore tutte le numerose vittime ucraine, i milioni di rifugiati e di sfollati interni, le

famiglie divise, gli anziani rimasti soli, le vite spezzate e le città rase al suolo. Ho negli occhi lo sguardo

dei bambini rimasti orfani e che fuggono dalla guerra. Guardandoli non possiamo non avvertire il

loro grido di dolore, insieme a quello dei tanti altri bambini che soffrono in tutto il mondo: quelli che

muoiono di fame o per assenze di cure, quelli che sono vittime di abusi e violenze e quelli a cui è

stato negato il diritto di nascere.

Nel dolore della guerra non mancano anche segni incoraggianti, come le porte aperte di tante

famiglie e comunità che in tutta Europa accolgono migranti e rifugiati. Questi numerosi atti di carità

diventino una benedizione per le nostre società, talvolta degradate da tanto egoismo e

individualismo, e contribuiscano a renderle accoglienti per tutti.

Il conflitto in Europa ci renda più solleciti anche davanti ad altre situazioni di tensione, sofferenza

e dolore, che interessano troppe regioni del mondo e non possiamo né vogliamo dimenticare.

Sia pace per il Medio Oriente, lacerato da anni di divisioni e conflitti. In questo giorno glorioso

domandiamo pace per Gerusalemme e pace per coloro che la amano (cfr Sal 121 [122]), cristiani,

ebrei, musulmani. Possano israeliani, palestinesi e tutti gli abitanti della Città Santa, insieme con i

pellegrini, sperimentare la bellezza della pace, vivere in fraternità e accedere con libertà ai Luoghi

Santi nel rispetto reciproco dei diritti di ciascuno.

Sia pace e riconciliazione per i popoli del Libano, della Siria e dell’Iraq, e in particolare per tutte le

comunità cristiane che vivono in Medio Oriente.

Sia pace anche per la Libia, perché trovi stabilità dopo anni di tensioni, e per lo Yemen, che soffre

per un conflitto da tutti dimenticato con continue vittime: la tregua siglata nei giorni scorsi possa

restituire speranza alla popolazione.

Al Signore risorto chiediamo il dono della riconciliazione per il Myanmar, dove perdura un

drammatico scenario di odio e di violenza, e per l’Afghanistan, dove non si allentano le pericolose

tensioni sociali e dove una drammatica crisi umanitaria sta martoriando la popolazione.

Sia pace per tutto il continente africano, affinché cessino lo sfruttamento di cui è vittima e

l’emorragia portata dagli attacchi terroristici – in particolare nella zona del Sahel – e incontri sostegno

concreto nella fraternità dei popoli. Ritrovi l’Etiopia, afflitta da una grave crisi umanitaria, la via del

dialogo e della riconciliazione, e cessino le violenze nella Repubblica Democratica del Congo. Non

manchi la preghiera e la solidarietà per le popolazioni del Sudafrica orientale, colpite da devastanti

alluvioni.

Cristo risorto accompagni e assista le popolazioni dell’America Latina, che in alcuni casi hanno

visto peggiorare, in questi tempi difficili di pandemia, le loro condizioni sociali, esacerbate anche da

casi di criminalità, violenza, corruzione e narcotraffico.

Al Signore Risorto domandiamo di accompagnare il cammino di riconciliazione che la Chiesa

Cattolica canadese sta percorrendo con i popoli autoctoni. Lo Spirito di Cristo Risorto sani le ferite

del passato e disponga i cuori alla ricerca della verità e della fraternità.

Cari fratelli e sorelle, ogni guerra porta con sé strascichi che coinvolgono tutta l’umanità: dai lutti

al dramma dei profughi, alla crisi economica e alimentare di cui si vedono già le avvisaglie. Davanti

ai segni perduranti della guerra, come alle tante e dolorose sconfitte della vita, Cristo, vincitore del

peccato, della paura e della morte, esorta a non arrendersi al male e alla violenza. Fratelli e sorelle,

lasciamoci vincere dalla pace di Cristo! La pace è possibile, la pace è doverosa, la pace è primaria

responsabilità di tutti!